03 luglio

Finita l'estasi della colazione però bisogna tornare alla dura realtà: il tempo è una merda! Ed è dire poco. Piove e ovviamente soffia vento, ancor più ovviamente, in direzione ostinata e contraria, che sarà anche una bella canzone ma dopo quasi 1000 km inizia a farti un poco incazzare. Ma a strada è lunga e decidiamo di non perdere tempo, farà brutto tutto il giorno, tanto vale partire. Quindi in perfetto assetto pioggia carichiamo le bici e salutiamo la fattoria dei Corneé. Dopo circa 5 minuti Richi ha i piedi zuppi, il goretex che riveste quelle di Apo gli concede ancora una mezz'oretta, ma alla fine il risultato è analogo. I tir che percorrono la nostra bella strada nazionale sembrano sbucare da nuvole infernali, ma è solo acqua! Che sollevano sfrecciando ai mille all'ora e che prontamente ti riversano addosso.
Il risultato è talmente impressionante che dai campi i contadini imbracciano effettivamente le falci e chi ne ha pure qualche forcone e cominciano a correrci dietro per linciarci.
Questo ci dona un po' di sollievo e la giusta spinta per arrivare fino alla frontiera con il Belgio e in seguito a Mons, dove ci riscaldiamo, indovinate un po', in un bel bar.
Qui se chiedi un caffè tu fanno una moka, latte freddo a parte. Il proprietario è un bel signore dai lunghi capelli e baffi grigi e il posto offre anche ottima musica con esposizione di foto e quadri. Asciugati quel tanto che basta a ripartire ci mettiamo a spingere verso Bruxelles, ma è più facile del previsto e alle 5, con un bell'anticipo sul programma entriamo in città attraversano quartieri arabi a perdita d'occhio. L'appuntamento con Alice è alle 22.30 in stazione, sicché abbiamo il tempo di andare a berci due birre, scopriamo in seguito 8% e 9,5% e dirigerci ormai brilli alla ricerca del ristorante africano che Alice ci ha indicato.
Una volta seduti al tavolo staccare gli occhi dalla cameriera è veramente dura, il che ci suggerisce che forse dopo 12 giorni di sola bici, un po' di contatto umano potrebbe farci bene. Incontriamo 3 ragazzi italiani al ristorante che vivono lì e ci danno le dritte per arrivare alla stazione e per vivere felici trovando un lavoro che ci possa appagare. Alla fine finalmente troviamo la nostra piccola amica e prendiamo una decisione alquanto stupida: lei torna a casa sul tram n.83 e noi la inseguiamo spavaldi in bicicletta. Dovet dunque sapere che a quanto pare l'83 percorre tutta la cintura panoramica delle collinette che attorniano il centro città passando rigorosamente solo per strade con pavé sconnesso. E ha una ripresa incredibile! Dopo105 km + inseguimento del tram solo 4 rampe di scale in perfetto stile belga ci separano dal meritato riposo!
Una doccia veloce e poi tutti a nanna.
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